Così si può parlare di antifascismo: grazie ai fascisti.

Prima il pronipote di Mussolini, ora gli editori legati a Casa Pound finiscono per ravvivare il dibattito sull’antifascismo. Grazie a loro mandiamo nel dimenticatoio tutti quanti blaterano sulla fine del fascismo e, di conseguenza, sull’inattualità dell’antifascismo. Grazie a loro i criptofascisti non possono più camuffarsi da storici perbenisti e al di sopra delle parti. Questi fascisti impenitenti finiscono loro malgrado per rendere un utile servizio alla democrazia e alla memoria delle lotte necessarie per riconquistarla dopo la dittatura di Mussolini. D’altronde quando l’Italia s’è liberata di quel regime, l’ha fatto per restituire libertà e democrazia a tutti, nessuno escluso. Anche ai fascisti rimasti tali? Anche a loro certo. Nello stesso tempo avrebbe dovuto tener sempre viva la fiaccola della libertà e della democrazia, senza infingimenti e senza reticenze, come purtroppo a volte è avvenuto. Invece da qualche parte si è incominciato a dire che l’antifascismo non era stato sempre l’ethos degli italiani, che bisognava riconciliarsi tra italiani, che i partigiani erano combattenti come i repubblichini di salò e che quindi tutti dovevano essere considerati allo stesso modo. Idiozie, senz’altro, ma di che cosa si nutre la menzogna, se non di idiozie, fake news e mistificazioni? Non tutto avviene per caso. Quest’anno è il centesimo dalla fondazione dei fasci dei lavoratori di san Sepolcro. Una data che poteva essere ricordata con diversa attenzione e sensibilità storico-politica. Invece fino ad ora è sentita solo come revival di occasioni perdute e di sconfitte da parte dei fascisti di ieri e di oggi. E c’era da aspettarsi che sarebbero usciti dalle tane a riveder le stelle, cinque o meno che fossero. Il clima è propizio e allora se non ora quando? Era la domanda angosciata di Primo Levi, deve essere la domanda di tutti i democratici di oggi, sottraendole a tutte le strumentalizzazioni in cui l’estrema destra è capacissima. Non fosse altro che per riflettere su un aspetto non secondario: l’antifascismo, specie nella fase finale della lotta armata, comprendeva non solo comunisti, socialisti, cattolici, liberali, azionisti, ma anche i fascisti delusi da Mussolini e che non lo seguirono a Salò. Sarebbe interessante sapere se gli epigoni di oggi conoscano queste vicende. Forse ne potrebbero trarre insegnamenti utili, come gli antifascisti che si devono convincere che il fascismo, come hanno insegnato Croce e Umberto Eco, non è solo il fenomeno storico conosciuto (?), ma che c’è un antifascismo perenne cova mai domo nelle viscere della gente. E contro questo si deve combattere ogni giorno, non solo nelle feste comandate.