“Ora e sempre Resistenza!”

“Ora e sempre Resistenza!” Sono le parole scolpite a sigillo della lapide scritta da Piero Calamandrei per il municipio di Cuneo, oltre 70 anni fa. Sarebbe ora che quella superba iscrizione, densa di insegnamenti e di sprone all’impegno civile, venisse assunta in tutti gli edifici pubblici d’Italia, in primo luogo nelle scuole. Per non dimenticare e perciò ricordare che la libertà di cui ancora godiamo non ce l’ha regalata nessuno e che l’hanno conquistata per noi i nostri nonni contro chi per vent’anni l’aveva negata agli italiani e contro i suoi alleati e padroni. Facendo i nomi, contro fascismo e nazismo. Eppure c’è chi continua ad affermare  ipocritamente che il fascismo è ormai finito, che oltre al nazifascismo va ricordato il comunismo non meno liberticida, con il corollario benaltrista che ci sono, appunto, ben altri problemi urgenti in Italia. Incominciamo dal corollario: ci può mai essere un problema più urgente della libertà e della sua difesa? Chi pensasse questo sarebbe veramente fuori dalla realtà e non avrebbe preso coscienza che libertà e democrazia sono in netta minoranza nel mondo, dove le pulsioni liberticide e antidemocratiche crescono in misura preoccupante e pericolosa. Che cosa ci può essere di più urgente, quale difesa è più attuale e necessaria? Ma, si dice, il fascismo è finito. Altra menzogna irresponsabile e spudorata nella sua miserabile ovvietà. Il fascismo non è solo un episodio della storia, tra l’altro non ancora concluso, se c’è chi tuttora lo invoca con atteggiamenti e comportamenti che sarebbe miope considerare solo ragazzate, pagliacciate innocue, facendo finta di non vedere tutta la carica eversiva che portano con sé. Il fascismo nasce dal disprezzo e dal rigetto della libera volontà popolare, dalla negazione dello stato di diritto, dalla volontà di potenza, dalla vocazione sovranista e pseudopatriottica, con tutta la carica razzistica alla base. C’è insomma un fascismo storico, ed è quello sciaguratamente vissuto in Italia dal 1922 al 1945, e c’è un fascismo perenne, sempre in agguato, strisciante e ricorrente specie nelle opzioni perbeniste, guarda caso sempre pronte a cedere sul fronte dell’intransigenza e della coerenza. La nostra democrazia repubblicana è nata dalla sconfitta del nazifascismo storico, è nato dalla resistenza. Per questo appare singolare il richiamo al comunismo, che in realtà ha fatto come nazismo e fascismo nella soppressione della libertà e nella degradazione dell’uomo a freddo ingranaggio di una distruttiva macchina di odio e di guerra. Ma, questo è doveroso ricordarlo, in Italia è dal fascismo e dal nazismo che ci siamo dovuti liberare, sacrificando tante energie e tante giovani vite. Combattiamo pure il comunismo, non certo finito con il crollo del Muro, ma non lo impieghiamo come alibi per relativizzare e minimizzare le atrocità e le mostruosità nazifasciste.  Invocare poi l’amor di patria, da parte degli eredi del nazifascismo è quanto di più antistorico si possa concepire. Vale soprattutto oggi la distinzione di Benedetto Croce tra fedeltà alla patria e fedeltà alo stato. Durante la guerra di liberazione apparve chiaro che i fascisti alleati con i nazisti erano fedeli allo stato in gran parte, ma chi difendeva la patria in quel momento, chi si schierava a fianco degli invasori nazisti o chi combatteva per difendere l’integrità e l’indipendenza dell’Italia? Su quale fronte oggi si attesta chi vorrebbe ridurre i rigurgiti fascisti a ragazzate folkloristiche o a fenomeni dovuti all’ignoranza? Ma davvero si può parlare d’ignoranza? Se così fosse sarebbe a senso unico, perché l fascismo e il nazismo non sono ignorati se si collezionano cimeli e simboli di quel lugubre passato. E se questo si fa, è perché si è scelto da che parte stare, perché per primi questi tristi figuri inneggianti al fascismo sanno che il passato non è passato e che per questo può ritornare da un momento all’altro. Altro che ignoranti! Ecco perché la risposta non può essere che “ora e sempre resistenza”, con le armi della democrazia e della tolleranza attiva e memore. A tal proposito è da salutare positivamente che il Movimento 5 Stelle abbia chiesto di applicare le leggi esistenti in Italia per depotenziare qualsiasi tentativo di apologia del fascismo. Una forza politica che si candida a governare l’Italia non può che partire da qui. Con una precisazione necessaria e irrinunciabile: l’antifascismo non è tanto una questione di legalità, ma una scelta politica di campo, uno schierarsi apertamente per la democrazia e la libertà, bisognose sempre di tutela e difesa. Se no il ricorso al popolo sovrano rischia di essere vuota petulanza, utile anche per governare, ma destinato alla sconfitta se non è accompagnato da azioni politiche conseguenti, frutto della conoscenza storica rafforzata dalla consapevolezza degli impegni che ne derivano per il futuro della nostra repubblica, libera e democratica.

Enrico Esposito