Un No che vale come un SI’

Al referendum costituzionale si addice un voto libero, frutto di scelte non condizionate o addirittura obbligate. Si tratta non di dire un semplice sì o no con un click, ma di esprimersi con tutta la forza delle proprie convinzioni sulla legge fondamentale dello Stato. E invece, come spesso accade anche nelle consultazioni referendarie, ad ottobre andremo alle urne caricati della responsabilità di far cadere o far restare in sella il governo in carica. Se così sarà, si sarà attuata l’ennesima strumentalizzazione del voto popolare. L’esito del referendum di ottobre sarà invece tanto più utile al rafforzamento della nostra democrazia quanto più saremo in grado di esprimere il nostro voto sul quesito o sui quesiti che verranno posti. La si vuole o no la riforma di ben 41 articoli della Costituzione del ’48?  Questo viene richiesto, e questo deve bastare. Governo e partiti politici si danno da fare invece per presentare la consultazione d’autunno come “la madre di tutte le battaglie” per il cambiamento o l’occasione da non perdere per mandare a casa l’attuale governo, che a sua volta ringrazia per l’assist delle opposizioni. Non c’è niente di meglio per chi è al potere essere portato sul terreno della sfida all’ultimo voto secondo lo slogan abusato del “dopo di me il diluvio”. In tal modo dietro il separé dell’urna chi si ricorderà per quale reale motivo si trova lì dentro con una scheda e una matita in mano? Chi conserverà la consapevolezza di trovarsi con le uniche legittime armi di cui ciascuno di noi si può servire per esprimere le sue scelte? Chi si preoccuperà di sapere se la Costituzione,  così riformata, si configura come una conferma o come un rigetto dello spirito degli anni della Costituente? E domenica sera saremo tutti incollati alla TV per sapere se il governo cadrà o no.

Ma fino ad ottobre c’è tutto il tempo per rinsavire e rimanere attenti al quia. Intanto si potrebbe votare su quesiti separati o su un unico pacchetto, quello approvato dal parlamento a colpi di maggioranza. Lo scrivente è deciso a votare NO, ma non per questo si augura la caduta del governo, non fosse altro perché si aprirebbe un nuovo capitolo che non necessariamente prevede il ricorso ad elezioni anticipate. Ne nascerebbe un’altra stagione di muro contro muro e di ricerca affannosa di una qualsiasi maggioranza parlamentare di mera sopravvivenza. E questo è invece il tempo delle scelte coraggiose e inedite, per le quali i partiti di opposizione e di maggioranza non appaiono ancora preparate dopo aver perso tanto tempo in scontri e chiacchiericci fini a se stessi. La stabilità è un valore determinante, ma attenzione a non puntare su questa necessità per coartare la volontà popolare.  E su questo bisognerà tornare.