E così il vaccino diventa un’arma letale. In una zona del pianeta, da sempre flagellata dalla guerra, sta avvenendo qualcosa di esecrabile. I palestinesi di Gaza Cisgiordania e Gerusalemme est sono esclusi dalla vaccinazione antivirus. Le forze di occupazione tengono il vaccino solo per loro e lasciano quasi tre milioni di palestinesi alla mercé del Covid-19. La denuncia è di molte organizzazioni a difesa dei diritti umani e tra queste anche alcune israeliane. Una misura miope che solo l’odio implacabile degli occupanti nei confronti degli occupati loro malgrado impedisce di considerare gli effetti terrificanti che potrebbe causare. Il governo di Netanyahu infatti dimentica, nella sua pervicace politica annessionista, che migliaia e migliaia di palestinesi lavorano in Israele, provenienti per lo più dai Territori. Se non vengono vaccinati e, per disgrazia, dovessero contrarre il coronavirus potrebbero contagiare altre migliaia di israeliani. In tal modo il grande innegabile merito di Israele di essere il paese primo nel mondo per numero di vaccini effettuati potrebbe essere vanificato, con danni incalcolabili per tutti, non solo in quella già tanto tormentata parte del Vicino Oriente, ma anche in altre aree vicine. Ma la pretesa inumana di dare precedenza ad una parte della popolazione rischia di tradursi in un crimine contro l’umanità. Ancora più odiosa è l’indifferenza che aleggia su queste che sono vere e proprie violazioni dei diritti dell’uomo: le forze occupanti di un paese hanno obblighi irrinunciabili nei confronti degli occupati. Ignorarli è un vero e proprio delitto, sia per coloro che se ne rendono responsabili sia per le istituzioni internazionali che fanno finta di no vedere e non sapere. Forse temono l’accusa di antisemitismo? Sarebbe una spiegazione ignobile oltre che sbagliata, specie se si considera che sono israeliane alcune delle prestigiose organizzazioni di difesa dei diritti dell’uomo a denunciare tale ignominia. L’antisemitismo non c’entra nulla e non c’entra nulla l’antisionismo. Si tratta invece di richiamarsi alla Dichiarazione dei diritti umani del 1948, che, a dispetto delle celebrazioni di maniera ogni dieci dicembre, viene puntualmente calpestata e brutalizzata. Prevale purtroppo la logica, per così dire, del si salvi chi può e quindi vengono prima gli israeliani, poi tutti gli altri. Il governo di Tel Aviv fa sapere che nella seconda fase si provvederà a vaccinare nei territori occupati. Ma è lo stesso inaccettabile che nella prima fase si proceda per esclusione, contro ogni ragione umanitaria. La vaccinazione stessa viene così impiegata come arma di distruzione di massa. L’ONU, l’Europa quando si decideranno a intervenire? Ci sono dei trattati in materia sanitaria, anche tra lo Stato d’Israele e l’Autorità Palestinese, ignorati e disattesi. Inquieta che nessuna istituzione internazionale abbia la forza di evitare il possibile diffondersi della pandemia a danno di una sola popolazione. Il virus rischia di essere un’altra forma di genocidio, senza l’impiego dei mezzi militari. Irrita ancora di più non avere notizia di proteste contro decisioni come quelle denunciate. In periodo di pandemia invocare la sovranità nazionale ha tutto il sapore fetido di un alibi e a niente sembra servire ricordare che nessuno si salva da solo e che nessuno stato può decidere chi vaccinare e chi no fra i propri amministrati. I diritti umani tali sono appunto perché riguardano l’uomo senza alcuna distinzione. Citarli soltanto non serve ormai, si tratta invece di adottare le misure necessarie perché vengano rispettati ad ogni latitudine.
Enrico Esposito