21 Gennaio 1921, non fu un fausto giorno

Le celebrazioni del Centesimo dalla fondazione del partito comunista, avviate già da qualche settimana, avvengono in un momento alquanto drammatico non solo per la sinistra. Da quel 21 gennaio di un secolo fa la storia d’Italia ha fatto registrare un incessante arretramento delle istanze socialiste e democratiche. Appena un anno e mezzo dopo il fascismo conquista il potere e lo conserverà fino al 1943. Una sequela interminabile di scissioni ha lacerato il partito socialista e il riformismo che esprimeva fino a condannarlo definitivamente all’irrilevanza di oggi. La storia del partito comunista italiano si caratterizza soprattutto per l’impronta che Palmiro Togliatti riuscì a dargli, segnata non di rado dal rigetto del riformismo socialista quando non proprio dal disprezzo più assoluto, come accadde, per esempio, con il socialismo liberale di Carlo Rosselli. Sono temi di cui si spera si parli in questo anno di celebrazioni della lacerante storia iniziata a Livorno un secolo fa. Celebrare va bene, giustificare no. La direzione di Togliatti dall’accettazione dello stalinismo, come metodo e come fine, alla via italiana al socialismo, teorizzata solo dopo il XX Congresso del partito comunista sovietico, fino ad arrivare al memoriale di Yalta sono fasi della lunga storia del partito nato con la scissione del 1921, che attendono una sistemazione coerente e libera da pregiudizi sul piano storiografico. Non ci si può certo limitare a celebrare soltanto, ma va compiuta finalmente una rigorosa analisi per definire la scelta di Livorno nella prospettiva della ricomposizione unitaria del movimento socialista e operaio, alla luce dei profondi cambiamenti degli ultimi decenni del Novecento e del primo ventennio di questo secolo. E’ senza dubbio da rimarcare il decisivo contributo dei comunisti nell’antifascismo e nella Resistenza, senza però dimenticare pagine non altrettanto gloriose, come la ricezione nella Costituzione dei patti lateranensi, la mancata valutazione del carattere dirompente dell’istituzione della scuola media unica, l’inspiegabile astensione sullo statuto dei lavoratori, solo per fare qualche esempio. La storia, insegna Luciano Canfora, non ha quasi mai un percorso lineare, ma procede a spirale, a zig zag. Nella storia del Pci ci sono luci e ombre e nella ricostruzione anche celebrativa si richiede molta cautela. Oggi ancora più necessaria in vista della ricostruzione dell’unità socialista e progressista che rimane nei voti di quanti, e sono in gran numero, non rinunciano, nonostante il prepotente e ruvido dominio del capitalismo vecchio e uovo, all’edificazione di un mondo di liberi e uguali. Si richiede un lungo e faticoso processo in condizioni storiche del tutto diverse. Il socialismo nasce per attuare uguaglianza e giustizia sociale nella libertà in condizioni economiche relativamente favorevoli, oggi purtroppo superate. Viviamo una fase in cui non si tratta di distribuire equamente ricchezze, ma di governare sacrifici, specie in tempi di pandemia. La scommessa è proprio questa: il socialismo oggi deve trovare la capacità di creare una forza politica organizzata in base alle nuove esigenze, deve creare un nuovo linguaggio, deve elaborare momenti di partecipazione responsabile per garantire l’espansione della democrazia. In questo senso il binomio giustizia e libertà è sempre attuale, a patto che si riprenda il discorso unitario, senza rimpianti per scissioni e frammentazioni .

Enrico Esposito.