Ad Aushwitz l’Europa si è suicidata

L’ha detto Georg Steiner, nel corso della decima Nexus Lecture di Amsterdam nel 2004,  in una conferenza poi pubblicata da Garzanti nel 2006 con il titolo Una certa idea di Europa.  Secondo il celebre studioso “non è possibile separare la caduta dell’Europa nella disumanità, la Shoà, dalla condanna cristiana dell’ebreo come deicida, come erede diretto di Giuda”. Perché proprio questo è stato l’Olocausto degli ebrei, una caduta nelle disumanità. Vale la pena ribadirlo in occasione della Giornata della memoria. I carnefici degli ebrei, ma anche degli zingari, dei gay, dei testimoni di Geova, nei lager erano  nazisti di diversi paesi europei in una truce alleanza di matrice antisemita. Tedeschi, ungheresi, austriaci e via elencando, senza dimenticare gli italiani,  si sono trasformati da esseri umani in esecutori di ordini condivisi solo per odio contro gli ebrei, a torto considerati una razza, e per di più una razza inferiore da eliminare. Dalla liberazione di Aushwitz ad opera delle truppe sovietiche bisognerà aspettare decenni prima che in  Italia venga istituita la Giornata della memoria. In questo frattempo “la caduta nella disumanità” non si è arrestata, ma ha battuto altre strade. Non più quella dei lager con milioni di vittime, ma quella del negazionismo e del riduzionismo. Il corifeo di questa trista accolita di studiosi, Ernst Nolte ha potuto così parlare al parlamento italiano, negando che l’olocausto sia mai esistito e affermando invece che era solo un’invenzione degli ebrei per giustificare la costruzione dello Stato d’Israele in Palestina. E i milioni di morti? Ci furono, ma furono l’effetto delle disinfestazioni che si effettuavano nei lager per sconfiggere le epidemie con lo Ziclon B, una sostanza velenosa. Un veleno a dire il vero piuttosto selettivo se uccideva solo gli ebrei e gli altri oppositori di Hitler. Eppure questa menzogna è stata portata avanti da destra e da sinistra estrema in Italia, accomunate dall’avversione nei confronti d’Israele e della sua politica contro i palestinesi.  Oggi per fortuna i negazionisti sono stati fortemente ridimensionati, ma non hanno mollato e restano sempre in agguato. Per ora si accontentano di fiancheggiare gli atteggiamenti riduzionisti, quelli che considerano la shoà uno dei tanti genocidi della storia, per cui non si capisce perché bisogna ricordare solo quello degli ebrei. Artatamente non riconoscono che l’olocausto degli ebrei è un unicum nella storia tragica del Novecento, in quanto se per tutti gli altri, che pure meritano ricordo e rispetto, si riesce a trovare una ragione, per lo sterminio degli ebrei una ragione non c’è. E forse nemmeno l’amara constatazione di Steiner aiuta a capire. Ma è pur sempre un passo avanti. Oggi si è passati dal come si viveva e moriva nei lager alla ricerca del perché tutto questo è potuto accadere. La letteratura e il cinema hanno fatto molto in questo senso, per tenere vivo cioè il ricordo di quella dolorosa pagina di storia. E lo stesso Steiner narra di un contadino polacco che viaggiava in treno, subito dopo la fine della seconda guerra mondiale. Si commentava tra i passeggeri la massa di notizie orripilanti che venivano da tutta Europa. Com’è stato possibile tutto questo?, si domandava una signora. E il vecchio contadino polacco, fino a quel momento in silenzio, prese a raccontare una parabola. Una sera, disse, il rabbino di un paesino della Polonia aveva chiusa la sinagoga e si avviava verso la sua dimora sul retro. Passando davanti all’altare vede una figura accovacciata e con la testa incassata tra le spalle. Cercò di sapere chi fosse e si accorse che era Dio, in atteggiamento abbattuto e sconfortato. Che ci fai qui padre?, chiese. E Dio, con una voce flebile, appena un sussurro, rispose: Sono stanco, rabbino, sono mortalmente stanco. Avevo creato l’uomo a mia immagine e guarda cosa ha combinato. E non disse più nulla. Come nient’altro disse il vecchio contadino, ripiombando nel suo silenzio.  In ogni caso nulla di quello che è successo sarebbe stato possibile, se non avesse prevalso non solo l’odio antisemita, ma anche l’indifferenza di gran parte dell’Europa, dimentica, lo dice sempre Steiner, che la sua storia, la storia dell’Europa, è una nota a piè di pagina di due grandi città, Atene e Gerusalemme, dove sono stati concepite i più grandiosi progetti incivilimento umano.

Enrico Esposito