Dantomania sempre in agguato

Il 2021 sarà l’anno delle celebrazioni per i settecento anni dalla morte di Dante. Il clou sarà il 12 settembre, giorno in cui il Poeta morì a Ravenna, ma prima di allora ci saranno tante altre manifestazioni e innumerevoli convegni, senza contare le interpretazioni fantasiose oltre ogni limite, che non si possono escludere in occasioni simili. Ma il 2021 segnerà anche il primo centenario di un libro di Benedetto Croce, La poesia di Dante, quello della celebre proposta di interpretazione allotria della Divina Commedia. In quell’anno Croce partiva dalla constatazione che tanti dantisti si erano trasformati in dantomani, a causa della pretesa molto diffusa di far dire a Dante tutto e il contrario di tutto, di considerarlo non solo poeta sommo, ma grande indovino se non addirittura mago. Don Benedetto non vedeva certo con simpatia quello che succedeva fra gli studiosi di Dante a proposito delle interpretazioni del Veltro, di cui parla Virgilio nel primo canto del poema. Già nel 1921 si era detto di tutto sul veltro e si erano azzardate ipotesi bizzarre, come quella di Cangrande della Scala, dell’imperatore pro tempore e persino di Garibaldi, complice il dilagare delle correnti nazionalistiche, preludio a eventi autoritari, dal dannunzianesimo al fascismo. In seguito si vide in Mussolini la realizzazione in carne ed ossa del veltro prefigurato da Dante e illustri studiosi andavano alla ricerca affannosa delle motivazioni storiche e ideali. Aveva ragione pertanto Croce a essere preoccupato della dantomania, della voglia spesso immotivata di vedere in Dante un indovino a lunga gittata e le celebrazioni del sesto centenario, nel 1921, si sono svolte proprio nel segno tracciato dai romantici del risorgimento prima e dai nazionalisti negli anni a venire. Ne parla in un bell’articolo su “Huffington Post” Nicola Mirenzi che ricorre ad un titolo provocatorio, Dante, l’antitaliano. Il blogger riprende le interpretazioni che fanno di Dante addirittura il padre dell’Italia unita. Niente di più azzardato, se appena si badi al fatto che il Poeta era per cultura e formazione un imperiale e che l’idea di nazione non era ancora nata nel 1300. Ma è un’interpretazione che ha avuto fortuna e ha accompagnato il mito del Dante padre della patria italiana fino ad oggi. Qualcuno ricorderà che Roberto Benigni osò addirittura parlare dei colori con cui appare Beatrice nel XXX canto del Purgatorio come anticipazione della bandiera italiana. Suggestiva come interpretazione, ma molto lontana dall’ideologia politica di Dante. Sono rischi che si corrono quando sono le interpretazioni a sovrapporsi arbitrariamente all’opera; e non è capitato solo a Dante, ovviamente. E’ l’Ottocento il secolo che vede l’inizio della dantomania, già con un prete francese Eugene Aroux, che arrivò nel 1854 a parlare di un Dante eretico, rivoluzionario e socialista, ma forse se n’era accorto lo stesso Poeta se è autentica la frase attribuitagli in una lettera al figlio: Petre, facias declarationem, e cioè il commento autentico per zittire le capricciose invenzioni persino dei primi commentatori. In Italia poi Gabriele Rossetti disse la sua sullo “spirito antipapale” che influenzò tanti intellettuali italiani da Dante a Boccaccio. Studi pregevoli quelli del Rossetti, che apparvero a Londra nel 1932. Insomma le interpretazioni di Dante furono molteplici e non mancò quella esoterica, osteggiata, come era facile attendersi, dai idealisti e romantici in primo luogo fino ad arrivare al Dante poeta divino e cattolico. Peccato che la Chiesa vedeva nel poeta fiorentino un eretico degno di condanna, che non ci fu per la lungimiranza della Chiesa stessa, per cui alla destinazione all’Indice era preferibile appropriarsi di un poeta predestinato alla gloria. La lettura in chiave esoterica dell’allegoria di Dante si deve ad uno dei più grandi studiosi italiani, e cioè ad Arturo Reghini, che sempre nel 1921 pubblicò sul “Nuovo Patto” un saggio intitolato Paganesimo, pitagorismo, massoneria. Di questo parla L’esoterismo di Dante, che si può leggere in questo sito nella sezione Saggi e ricerche (scusandomi dell’autocitazione, del resto indispensabile per un modesto blogger).

Enrico Esposito