Gli sportulani

I berluscones ora si fanno chiamare lealisti e governativi, falchi e colombe e così continuando in amenità linguistiche. Ma quale può essere la definizione più meritata e adeguata? Sportulani, sarebbe la definizione più conseguente. Chi sono? Sarebbe forse meglio dire chi erano, avvertendo che l’epiteto mostra tutta la sua attualità. Nell’antica Roma il patrizio faceva trovare ogni mattina davanti all’ingresso della sua insula una sportula, un grande cesto pieno di cibarie. I clientes potevano prenderne a sazietà, a patto, ovviamente, che assicurassero fedeltà assoluta al benefattore. E che fanno oggi i berluscones di ogni risma? Non si recano all’insula di Palazzo Grazioli a pescare nella sportula del padrone tutto quanto questi può elargire in fatto di nomine, prebende, incarichi e via elencano? Sono gli sportulani dei nostri tempi, più numerosi che mai. Strisciano abilmente e ricevono ricompense commisurate ai meriti dei clientes fedeli perinde ac cadaver. Non hanno idee proprie, ma fanno proprie quelle del padrone. E chiamano libertà questa schiavitù volontaria, con un’abnegazione degna senz’altro di miglior causa. Cosa faranno quando il padrone non sarà più padrone? Semplice, ne cercheranno un altro, di padrone. Perché loro senza non potrebbero vivere. Nati per servire, sanno che per loro c’è sempre posto, perché sempre c’è chi ne avrà bisogno per imporre il proprio potere.