Il chiozzotto sempliciotto

Il bagnino di Chioggia e i suoi risibili deliri fascistoidi sono lo specchio dell’età dell’indistinto, della società liquida o se si vuole del postmoderno. Lo sprovveduto concessionario balneare crede così di tenere viva la memoria dei nefasti del regime fascista, di cui va fiero e orgoglioso. In tempi di boriosa barbarie e di esibita e compiaciuta ignoranza, non fa meraviglia che ci sia qualcuno ancora disposto a vagheggiare manganellate e carezze con il pugnale, magari per ricacciare indietro quanti provengono da terre in cui il regime mussoliniano era andato a piantare lo stivale, preceduto da quelli che volevano esportare la civiltà in Libia, all’insegna del mantra pascoliano della grande proletaria s’è mossa.  Questa non è l’età della meraviglia. Questa facoltà umana alla base della conoscenza sembra irrimediabilmente perduta. Inquieta invece  e disturba non poco dover prendere atto della colpevole inerzia della classe politica italiana che nel suo complesso ha per meschini calcoli elettorali ignorato e in qualche caso dileggiato quanto gli intellettuali più avvertiti da tempo andavano denunciando. Nel periodo non ancora concluso, se non richiamato a vita nuova, della diseducazione politica berlusconiana c’era chi faceva notare che rinunciare alle distinzioni, in favore del politicamente corretto, tra destra e sinistra, tra fascismo e antifascismo avrebbe portato un giorno non lontano a non distinguere tra democrazia e antidemocrazia, tra libertà e tirannia e via elencando. Ammoniva nel 2004 Sergio Luzzato, docente di storia moderna a Torino: “la cosiddetta crisi delle ideologie non deve significare la rinuncia a distinguere precisamente fatti e misfatti, usi e abusi dell’antifascismo e del comunismo. E’ responsabilità delle nuove generazioni non permettere che la storia del Novecento anneghi nel mare delle indistinzioni.” Esattamente quello che invece è avvenuto. E diceva ancora Luzzatto: “Fascismo e antifascismo si allontanano nel tempo. Le nuove generazioni sono sempre meno coinvolte da quello scontro di valori. Ma il futuro nasce dalla storia e non dalla cancellazione del passato. Un paese maturo può, forse deve, fare i conti con una memoria divisa.” E invece no, si è cercata un’improbabile memoria condivisa. E così i partigiani della libertà sono stati messi sullo stesso piano degli sgherri della dittatura. I combattenti della resistenza sono stati messi sullo stesso piano dei fascisti di Salò. E oggi si è arrivati al punto di scambiare come libertà di opinione i deliri di un bagnino desideroso di tornare a rimpiangere il manganello sulle spalle di cittadini di libri e di migranti e profughi, a difesa della razza. Libertà di opinione gabbata come libertà di pensiero. Fra idee e opinioni nessuna distinzione. Il mare dell’indistinto appunto. Sarebbe bene non dimenticare che la vita umana cresce e progredisce nella distinzione e nella differenziazione. Se oggi si vive in una repubblica democratica, questa è nata con l’antifascismo.

 

Enrico Esposito