La Chiesa è donna?

Bergoglio ama sorprendere, se non proprio scandalizzare. Oggi pone il problema del ruolo della donna nella Chiesa. E lo fa annunciando l’avvio di una riflessione sul tema del diaconato, fino ad ora una prerogativa maschile. E’ un tema destinato a far discutere a lungo. Del resto che il ruolo della donna nella Chiesa sia stato per millenni solo marginale è una verità storica inconfutabile. Di certo non mancherà chi, come fa Vito Mancuso a poche ore dall’annuncio del pontefice , ricorrerà alle scritture per sostenere che già nei testi sacri era previsto un ruolo attivo della donna nelle istituzioni ecclesiastiche. E si cita la lettera di Paolo ai Romani, per ricordare che già a quel tempo si parlava di una diaconessa ( a proposito, a rigore, si dovrebbe dire diacona per indicare il femminile di diacono, come accade per avvocata e patrona, a meno che non si voglia far prevalere la traduzione francese della Bibbia di Gerusalemme che riporta, appunto, “diaconesse”). Il riferimento è alla chiesa di Cencre e si accompagna al passo di Luca, dove si legge che con Gesù c’erano dodici apostoli e alcune donne, che probabilmente svolgevano lo stesso ruolo dei loro confratelli. Resterà naturalmente da spiegare perché nel corso dei secoli successivi la donna è stata relegata ad un ruolo subordinato e separato e perché proprio in quanto donna la povera Ipazia ad Alessandria sia stata seviziata a morte con il placet del vescovo Cirillo, in seguito proclamato dottore della Chiesa e beatificato. Forse quel vescovo, e dopo di lui tanti altri, ricordavano non tanto la lettera ai Romani citata da Mancuso a supporto del papa, ma la prima lettera dello stesso Paolo ai Corinti, là dove si legge: “Come in tutte le chiese dei santi, le donne nelle riunioni tacciano, perché non è stata affidata a loro la missione di parlare, ma stiano sottomesse, come dice anche  anche la legge. Se vogliono essere istruite in qualche cosa, interroghino i loro mariti a casa, perché è indecoroso che una donna parli in assemblea.” L’interpretazione di Cirillo era certo violenta e sanguinaria, ma la citazione non sembra inappropriata.  Resterà da spiegare, saltando qualche secolo, perché Pico della Mirandola, che sosteneva tesi, che per semplificare definiremmo femministe, è andato incontro ad una morte non tanto misteriosa. Così come si dovrebbe chiarire perché fino ad ora, e anche dopo il possibile riconoscimento del diaconato al femminile, la donna non possa fare il  sacerdote. Ricorrere all’espressione prevalente “propter suam imbecillitatem” non sarà più sufficiente. Insomma si apre un bel dibattito non solo in seno alla Chiesa. Intanto sarà bene non dimenticare che Giovanni Paolo I parlava di un Dio che poteva essere una bambina. Certo sorprende la plurisecolare ostilità nei confronti della donna. Il cristianesimo si fonda sull’incarnazione, che esige la presenza attiva e partecipe della donna. Senza la donna non ci sarebbe stato il bambino destinato alla salvezza del mondo. Basterebbe questo per denunciare l’incongruità di atteggiamenti e condotte marginalizzanti nei confronti della donna. Che ora la donna possa essere chiamata ad amministrare sacramenti e a spiegare le scritture durante la messa è un poderoso avanti, un’autentica riforma, con buona pace di Paolo di Tarso. Finalmente! Ma lo si potrà dire solo quando la procedura avviata da Francesco sarà giunta a compimento.

 

Enrico Esposito