L’eterno fascismo italiano

Chi se ne ricorda ormai? Persino Eugenio Scalfari riconosceva nel 1994 a Berlusconi il merito di avere sdoganato il MSI, il partito neofascista di Fini. E lo stesso Fini si affrettava a dichiarare che l’antifascismo era ormai un dato acquisito nella storia dell’Italia repubblicana. Come dire: ormai è storia e basta, non parliamone più. Evidentemente così non la pensavano i neofascisti, che hanno continuato nel ventennio belusconiano a intitolare piazze e vie a Mussolini e altri gerarchi o a mantenere vie e piazze vergognosamente dedicate a fascisti a vario titolo. Con l’acquiescenza dei governi di centrodestra. E così tuttora una scuola media in Puglia è intitolata ad uno dei primi firmatari del manifesto della razza, cioè a Nicola Pende. Fino ad arrivare ad oggi, 28 aprile, anniversario della morte di Mussolini. I fascisti di Reggio Calabria volevano far celebrare una messa in suffragio, la Curia arcivescovile non l’ha permessa. Ma loro, i neofascisti reggini, ricorderanno il loro idolo infranto con cerimonie laiche. Nell’indifferenza della popolazione della città dello Stretto e del resto d’Italia. La zona grigia, ignava e pavida, non è mai scomparsa in Italia. 70 anni sembrano passati invano. La primavera del ’45 è durata poco. Ma niente impedisce di riprendere gli ideali della Liberazione, pur consapevoli dell’eterno fascismo italiano, come diceva Carlo Levi, sempre in agguato e contro il quale bisogna ribadire, secondo il monito di Piero Calamandrei: “ora e sempre Resistenza”.