Raffronti e confronti impropri: elezioni locali ed europee

Se fosse possibile richiamare ad un uso corretto delle analisi dei flussi elettorali, diremmo che le valutazioni del voto dei ballottaggi sono improprie e pertanto non del tutto attendibili. E’ improprio paragonare i dati delle elezioni europee con quelli delle regionali e delle comunali. Diverse sono le motivazioni che spingono gli elettori, dove non scelgano di non recarsi per niente alle urne, a scegliere chi votare su scala continentale e chi preferire su scalette locali. Questo non per consolare qualcuno, ma per la correttezza dell’analisi politica. Il PD e Renzi hanno perso, non c’è dubbio, ma da qui a prefigurare la scomparsa dei deomocrat e del loro leader ce ne vuole. Viviamo un periodo interminabile di dossocrazia, altro che di democratura (il brutto termine coniato da Scalfari per denunciare la dittatura della maggioranza renziana). C’è un’altra dittatura che fa ancora più paura. Si vive sotto il dominio incontrollato delle opinioni. Oggi ci si esprime solo con un click, con un “mi piace” e infine anche con una scheda elettorale. L’analisi complessa e articolata è diventata rara e introvabile. E invece dovrebbe essere l’alfa e l’omega di ogni scelta politica. In questo clima facile da avvelenare con un uso disinvolto e colpevole della rete, le opinioni fioccano come neve alpina e come neve si sciolgono subito, senza aspettare la primavera. Se poi si aggiunge che il voto di appartenenza è ormai scomparso nel nulla, è facile che accada che un 40 per cento si trasformi nel suo terzo, se nel frattempo si è dimenticato perché è stato possibile quell’exploit. Ma l’opinione, anche la più rispettabile, non ha mai cambiato le cose. Il cambiamento necessita di idee, e oggi non ce ne sono, a meno che non le si voglia scambiare con i mal di pancia o con le reazioni biliose. Ovviamente anche questa è un’opinione, amara e disperata, in attesa di un rinsavimento generale che per ora non si intravede.