Se due Camere sono troppe

Se due camere sono troppe, che dire di una Camera e mezza? Perché questo accadrà con la riforma del Senato proposta dall’ineffabile Maria Elena a nome del governo. Una Camera con pieni poteri e un’altra a mezzo servizio, nominata in seconda battuta. Se il bicameralismo perfetto deve essere superato, l’unica via sarebbe quella del monocameralismo, con un numero ridotto di parlamentari. Invece ci si ostina a pretendere di tenere in vita il senato, esautorandolo di tutte le funzioni proprie di un ramo di parlamento e riducendolo a rappresentare non si sa bene che cosa. Le istanze territoriali? Ma la Regione e il Comune ci sono già, che senso ha trasferire ogni tanto a Roma e trasformare come per incanto i rappresentanti degli enti locali in parlamentari da nessuno eletti per questa funzione? Un assurdo, che si spera non passi. Si richiederebbe un soprassalto di buon senso e una maggiore apertura alle ragioni degli altri, in questo caso gli oppositori delle proposte di riforma. Trincerarsi dietro le facili risposte alle accuse non del tutto gratuite di totalitarismo, non aiuta il confronto. Perché di questo si tratta. Le riforme istituzionali si fanno assieme, si va ripetendo in questi giorni. Ma si arriva ad un punto che bisogna venirsi incontro. Se invece si pretende di far passare il progetto con i voti di chi ci sta, non ci si rende conto che si avrebbe una riforma non condivisa e pertanto non sentita da tutti i cittadini come propria e impegnativa per tutti? Il braccio di ferro non serve. Non è mai servito ad altro che non a chiudere il problema, ma a crearne altri. E questi non sarebbero meno gravi di quello che si vuole risolvere.