Sono solo trovate e mancano le idee

cambiamento si crede di ricominciare tutto daccapo e quale occasione migliore per attaccare la Costituzione? Perché di questo si tratta: un vero e proprio attacco alla Carta del ’48. Un attacco che viene da lontano, fin dal giorno dopo che è entrata in vigore. Si dice che la Costituzione non è un tabù e che si può riformare. Senz’altro è così, ma nasce il dubbio che proporre riforme a qualsiasi costo stia diventando un mantra insopportabile. Riformare per riformare è un rimedio peggiore del male. Negli 1946-1948, nel biennio in cui la Costituzione venne scritta, si confrontavano diverse scuole di pensiero, cattolica, socialista, liberale, comunista.  Oggi quali scuole di pensiero si possono indicare? Tutto un altro mondo si dice. Ed è vero, però nessuno riesce a dimostrare in che cosa il mondo nuovo è diverso in fatto di rafforzamento della democrazia e di difesa dei diritti politici dei cittadini. Ieri come oggi il problema è sempre quello. Garantire alle istituzioni il massimo della rappresentatività. Non sembra che ridurre il Senato a un’assemblea di nominati risponda a questa esigenza. In che cosa il potere dei cittadini di eleggersi i propri rappresentanti con il voto viene accresciuto? Si invoca la democrazia diretta, e che si fa? Si abolisce un’assemblea elettiva. Che logica è questa se non di vanificazione dei principi ispiratori alla base della Costituzione, nata, è bene ricordarlo, dalla Resistenza? Alcuni la chiamano ancora Secondo Risorgimento. Oggi come dovremmo chiamare le proposte di riforma avanzate da Renzi, Boschi e  altri innominabili che per giunta vorrebbero avere il potere di nominare i senatori?